informatica (che significa razionalizzazione della logica dello sfruttamento)
Il tempo di non-lavoro (lavoro in senso stretto) diviene terreno di accumulazione capitalistica, dove si reclamizzano e si spacciano merci (alcune di recente ingresso). Ogni fruizione (e il suo modo) divengono merci omologate. Per contrapporsi bisogna sradicare e centrare la radice e ribaltare il senso stesso dell’accumulazione e della finzione accademica dell’arte: fermarsi al contenuto, la faccia di reagan su un corpo di maiale invece della madonna col bambino, è paraculo, è sfondare porte già aperte. Chiudere le gallerie d’arte e le discoteche e trasformarle in stanze-giochi per bambini, laboratori di casino, riempirli di ciclostili, cucine, letti a due piazze.
L’autogestione è un passo successivo, più avanzato rispetto alla “musica politica”. Mette la sbarra negli ingranaggi dell’accumulazione, interrompe (utilizzando macchinari, merci, soldi, locali) il ciclo produzione di merci/produzione di profitto.
Il tutto si deve calare dentro un generale attacco sociale-antagonistico come costruzione di aree liberate e difese. L’arte non può che essere veicolo di comunicazione, sapere, idee e utilizzo anti-autoritario degli oggetti (anche degli spettatori) altrimenti è merda. L’arte è soltanto una forma/pratica di antagonismo rivoluzionario altrimenti è contro di noi a prescindere dal suo contenuto più o meno progressista.
Ma questa battaglia va rivolta verso sé stessi, innanzitutto come individui, e come gruppo musicale (una ecologia della mente). Di qui la critica alle basi concettuali legate al fare musica.